I Profumi… nel viaggio della Dea

Il culto di Iside , che nei secoli fu identificata e celebrata con nomi diversi, inizia da Alessandria d’Egitto  e “a vela spiegat” arrivò in terra italica, le sue celebrazioni a suon di sistro scossero il torpore degli animi e sotto la sua protezione, i profumi, definiti  magici  ornarono le  nobili donne romane  la chiamarono Iside Pelagia  ed era la  protettrice dei naviganti.

In Italia Tre culture si fusero con il suo culto, l’Egiziana, la Greca e la Romana.

Il generale Traiano  le costruì a Philae, in Egitto un tempio e il “Navigium Isidis” prese vita nel Mediterraneo.

Il popolo devoto alla Dea  Iside  si distinse in Italia  tra i più sapienti cultori del bello, tanti gli artigiani nell’arte scalpellina e nella tessitura, le sue Sacerdotesse, grazie alla conoscenza delle erbe che  anche  il territorio sannita  offriva, crearono e tramandarono nei secoli, antiche pozioni salvifiche .

In quell’epoca  sulla via Traiana transitavano carovane e merci , molto popolari furono  i balsami e gli unguenti profumati provenienti da Cipro insieme ai primi rudimentali cosmetici che,richiestissimi, ipreziosirono l’identità delle  nobili  donne romane, anche le fumigazioni aromatiche, ( i primi profumi per l’ambiente)  erano molto richieste, furono note grazie all’uso  diffuso soprattutto nei Templi sacri, per aiutare i diversi popoli nel loro percorso di conoscenza del divino.

Ancora oggi, tanti sono i ritrovamenti archeologici di templi attribuiti al culto di Iside in terra italica.

Si narra che sulla via Traiana, nella città di Benevento, grazie alla libertà di Culto, furono eretti tre templi, dove le Sacerdotesse di Iside, lontane dal Nilo sulle sponde del fiume Calore, riproponevano il culto della benedizione delle acque, custodite in vasi canopi.  ( A Iside Regina, i culti egizi a Benevento – G. Lombardi – Valtrendeditore) Onoravano la Dea statue egizie di epoca faraonica e obelischi, che da allora, in città, ancora oggi, con la loro magia, congiungono la terra al cielo. (obelisco in piazza Papiniani, statua di Toro Apis c/o basilica della Madonna delle Grazie, Museo del Sannio – Collezione egizia Arcos)

I rituali della Dea aiutarono così culture diverse a vivere in pace. Le usanze devozionali si trasformarono nei secoli, ma il loro redaggio ancora oggi risuona in ogni angolo della terra Campana e in tutte le regioni d’Italia, ove, il Culto della Dea per millenni fu praticato.

Furono proprio i diversi i culti religiosi che permisero a quelle popolazioni di ereditare un bagaglio culturale interessantissimo: il culto per l’ armonia dei cicli naturali, il culto della donna come datrice di vita, Iside lactans  e il culto della Grande Madre dei Longobardi  tutti  popoli ,che avevano assimilato e nei secoli tramandato al femminile l’arte di curare, con piante ed estratti naturali, nozioni di sapere salutistico notevoli, in un campo, in cui  a quell’epoca, non esisteva nulla al di fuori della mera superstizione.

Gli unguenti profumati  furono i protagonisti indiscussi della bellezza femminile dell’epoca, insieme all’erbario curativo che le sapienti donne dell’Italia del sud formularono, grazie alla simbiosi dei vari culti femminili che favorirono la convivenza e la crescita della sapienza in materia erboristica:

I rituali delle druidesse celtiche- liguri, intrecciarono il loro sapere alle ricette delle sapienti longobarde del sud creando nuovi scenari “di sane abitudini “per affrontare e risolvere le necessità (aiuto al parto)delle varie popolazioni confluite nel Sud Italia.

Fu al tempo della Longobardia Meridionale, grazie ai Sovrani Arechi e Adelperga di Benevento e Salerno, che la Scola Palatina diffuse le prime conoscenze e, diede il via, al primo scenario scientifico multiculturale di fusione etnica del sapere nel Mediterraneo in ambito salutistico,quelle fruttuose basi che sancirono  la nascita della successiva prestigiosa “Scuola Medica Salernitana”in cui La Magistra Trotula De Ruggero fu il suo esponente femminile di spicco; per tutta la sua vita praticò e insegnò l’Ars Medica nella comunità femminile delle “Mulieres Salernitanae”, fu autrice di protocolli e ricette mediche e cosmetiche ma soprattutto, nel suo“ De Ornatu mulierum ” è citato l’alcool come ingrediente base dei  suoi primi  profumi.

L’opera della Magistra  Trotula de Ruggero  come scienziata  del Medioevo migliorò  la qualità della vita dei popoli. Le donne dell’epoca, beneficiarono  per la prima volta di rimedi per la cura della persona, le sue ricette cosmetiche erano conosciute e molto apprezzate dalla nobiltà,  tingersi i capelli, era un vero e proprio trattamento di bellezza esemplificato grazie alle formule erboristiche che lei perfezionò  ad arte.